Paolo Virzì e “Il capitale umano”: la metafora di un mondo ricco ma infelice
Nelle sale dal 9 gennaio, il nuovo film del regista toscano, tratto dall’omonimo romanzo di Amidon: un dramma corale dai tratti noir
Da “Il Capitale umano” dello scrittore americano Stephen Amidon, un altro capitale umano, quello del nuovo film omonimo di Paolo Virzì, che, nelle sale del circuito nazionale dal prossimo 9 gennaio, e con la benedizione dell’autore a stelle e strisce, trasporta la storia dal Connecticut alla Brianza. Un lungometraggio accattivante, dai tratti noir e un umorismo “macabro” che circonda un dramma familiare, corale ma altrettanto solipsistico nel concetto, perché aldilà dell’incipit e di un finale che non può che far riflettere, la storia è raccontata attraverso tre capitoli, tre personaggi e tre punti di vista differenti.
È la vigilia di Natale. Un cameriere, alla fine di una cerimonia, prende la sua biciletta e si avvia verso casa lungo una strada buia e deserta. Viene investito da un’auto, lasciato a terra agonizzante, poi trasportato in ospedale, dove morirà. Il titolo, di per sé, è dunque fin troppo chiaro: il “capitale umano” non è altro che un calcolo, e si riferisce al valore della vita umana secondo i parametri giudiziari. E quello del ciclista non è altro che il pretesto, se così possiamo chiamarlo, per raccontare la storia di un’umanità corrotta, attraverso un cast d’eccezione: un immobiliarista senza scrupoli che tenta la scalata sociale (Fabrizio Bentivoglio), con una figlia altruista (Matilde Gioli) che fa di tutto per salvare il fragile ragazzo di cui si innamora (Giovanni Anzaldo), e una compagna psicologa, incinta di due gemelli, che contrasta con il suo essere corruttibile; una donna ricca e annoiata della sua vita (Valeria Bruni Tedeschi), con un marito “mago della finanza” che non le dà le dovute attenzioni, se non quelle materiali (Fabrizio Gifuni), un professore di teatro quale amante di passaggio (Luigi Lo Cascio), e un figlio mezzo alcolizzato a cui non sono stati insegnati i veri valori della vita (Guglielmo Pinelli). Insomma, il tema principale è quello di un mondo sull’orlo del precipizio, fatto di ricchi corrotti e della loro inquietudine e infelicità. È quello dei non ricchi che mancano di morale e tentano il successo finanziario mettendo a rischio tutto ciò che hanno. E, soprattutto, è quello della vita umana, che è solo “un capitale”.
scritto da Eleonora Tesconi