"Lo chiamavano Jeeg Robot", il lungometraggio che segna il debutto alla regia di Gabriele Mainetti, popolarissimo su YouTube grazie ai suoi due cortometraggi, "Basette" e "Tiger Boy", con i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti in Italia e all'estero.
Ha raccolto applausi e consensi alla festa del Cinema di Roma e convinto gli addetti ai lavori delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento.
Un film che è un piccolo gioiello del nostro cinema, uno di quelli che quando lo vedi ti resta dentro a lungo perché ha un modo tutto suo – vincente è dire poco – nell’affrontare temi come l’amore, la diversità, la violenza, la disuguaglianza sociale, i social network, l’ossessione di apparire e quel bisogno tipico dei nostri tempi di essere per forza qualcuno e di avere qualcosa. Il tutto, senza dimenticare, ovviamente, il genere ‘supereroistico’ con un trionfo di movimenti interni alle inquadrature, di trovate ironiche e invenzioni visive, un tour de force di montaggio creativo e fotografia ispirata (per non dire di effetti digitali a costo contenuto), tutto ciò che serve per raccontare un mito senza crederci troppo e divertendosi molto.
Nei cinema da febbraio 2016.
scritto da Filomena Velotto fonte giornate professionali di cinema