facebook twitter
Helen Mirren in una scena di Amore, cucina e curry (2014) di Lasse Hallström.
LIFESTYLE e CULTURA 10/05/2016

Presentato a Milano il nuovo libro di Stefano Giani su cibo e cinema


Il cinema rappresenta ciò che siamo, dunque anche quello che mangiamo. Si può perfino affermare, insieme con Stefano Giani, che ha presentato a Milano il suo ultimo libro uscito per Gramese Editori, che “il cinema è nato mangiando”. Non a caso il percorso di Giani parte dai fratelli Lumière per arrivare fino ai nostri giorni, e illustra, come se fosse un pranzo lungo più di un secolo, tutte le pellicole in cui il cibo ha svolto un ruolo da protagonista.
Cinema à la carte è un viaggio storico e antropologico, un libro da sfogliare come fosse un menù. A presentarlo, alla Mondadori di via Marghera a Milano, c’era anche Pino Farinotti, autore del Dizionario di tutti i film, da sempre legato a Giani da un sodalizio professionale e quasi fraterno.
Dunque Cinema à la carte passa in rassegna i pranzi del grande schermo, e analizzando una serie di pellicole antiche o recenti, si presenta come una sequenza di portate, in cui l’antipasto non poteva non essere il cinema dei fratelli Lumière. Era il 28 dicembre del 1895 quando, durante la prima proiezione pubblica della storia, i Lumière inserirono anche una scena di vita familiare nella quale un bambino viene imboccato dai genitori.
Giani passa poi alle “pericolose” bucce di banane e alle insolite guerre di spaghetti tra dittatori nei capolavori di Chaplin, in cui un pasto può diventare protagonista di sogni o paradossi, e passa poi alle allucinazioni culinarie ed erotiche di Nove settimane e mezzo, di Adrian Lyne.
Si passa poi alla concezione di pietanza intesa come contrapposizione di culture simili ma distanti, come accade in Un tocco di zenzero: qui il profumo delle spezie evoca nel protagonista il ricordo della sua terra natale.
Giani non tralascia dalla sua puntuale analisi i temi più scabrosi, come il consumo di carni umane, e nemmeno ciò che, alla maniera di Lévi-Strauss, è definito “putrido”, ossia primordiale.
Il percorso assume connotati antropologici quando il cibo diventa espressione di un’epoca, trasformandosi da crudo a cotto, grazie all’utilizzo del fuoco e degli utensili da cucina, segnando il passaggio da natura a cultura e dal livello animale a quello umano.
Giani offre una serie di spunti non solo per gustare il cinema, ma anche per rimanere giovani. Perché “A tavola, come al cinema, non si invecchia mai”.


scritto da Annalisa Lopizzo