"Perla nascosta di Bertolucci a Venezia"
A un anno dalla scomparsa del regista, presentato in versione restaurata alla Biennale di Cinema “La strategia del ragno”
Dalla Fondazione Cineteca di Bologna e da Massimo Sordella, psichiatra torinese che ha trasformato la sua cinefilia in una missione di puro mecenatismo per salvare capolavori dal dimenticatoio o dalla rovina, in collaborazione con Compass Film e Rai Cinema viene restaurato “La Strategia del Ragno”, presentato alla sezione “Venezia Classici” della Biennale del Cinema di Venezia 2019, dopo quasi cinquant’anni dal suo debutto al Lido nel 1970. Il film è tratto dal racconto “Tema del Traditore e dell’Eroe”, di Louis Borges è incentrato sulla figura di Athos Magnani. Figlio di un antifascista ucciso nel ’36, il giovane torna nel paese natio, dove porterà avanti un’indagine personale per scoprire la verità sulla morte del padre. Interrogativi si sommano a interrogativi, in un film sottile e complicato come la tela di un ragno, che intreccia nodi diversi e opposti: i rapporti di parentela, il delitto politico, la memoria collettiva, il mondo privato. Nodi che non si scioglieranno in questo tentativo di costruzione della memoria, ma che anzi lasceranno il protagonista e il pubblico nella sospensione del non comprendere se questa figura di uomo, padre e compagno, che aleggia in tutto il film come punto di domanda, sia di un traditore o di un eroe. Anche il figlio, come lo spettatore, rinuncerà a dargli un volto.
Ma grazie al restauro, possiamo invece noi trovare il volto vero del film, che Massimo Sordella stesso, più che “restaurato” definisce “ritrovato”. La versione in technicolor che sarà possibile vedere prossimamente al cinema è infatti praticamente inedita, dal momento che uscì in sala per pochissimi giorni e fu trasmesso dalla RAI all’epoca in bianco e nero. L’intervento ha restituito dunque la possibilità di godere della straordinaria fotografia di Storaro, senza la quale la dimensione onirica verso cui il film vira nel finale sarebbe stata impossibile.
Un restauro dunque che ridà verità e senso, quelle ricercate per tutta l’opera dal giovane Athos.
scritto da Bianca Montanaro fonte La Biennale di Venezia