Se oggi ricordiamo ancora Maria Callas è perché in vita è riuscita a diventare un mito con la sua voce e, nella morte, ha continua ad esserlo. Il 2 dicembre avrebbe compiuto 90 anni.
La ricordiamo non solo per la sua brillante carriera e per aver ridato vita al soprano drammatico d'agilità, ma anche per il fascino, l'eleganza, i suoi amori e la sua esistenza di donna. Ha fatto parte del jet set mondiale della cultura, dell'arte e della moda insieme. Oggi anche il DOODLE di Google la ricorda, raffigurandola mentre si esibisce su un palcoscenico.
Nata a New York da genitori greci il 2 dicembre 1923 e deceduta per un arresto cardiaco il 16 settembre 1977, la Callas studiò ad Atene, dove iniziò la sua carriera di cantante nel 1939 cominciando ad affacciarsi sul panorama internazionale dai tardi anni quaranta. Dotata di una voce e di uno charme straordinari, contribuì alla riscoperta della tecnica di canto di bravura del repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento. Con lei in epoca moderna fu coniato da Teodoro Celli il termine di “soprano drammatico d’agilità” per la restaurazione di questa tecnica. Tra i suoi cavalli di battaglia vi furono Bellini (Norma, Puritani, Sonnambula), Donizetti (Lucia di Lammermoor), Verdi (Traviata, Trovatore, Aida), Ponchielli (La Gioconda) e Puccini (Tosca, Turandot). Indissolubilmente legati al suo nome sono l'interpretazione di “Norma” di Vincenzo Bellini e di “Medea” di Luigi Cherubini che le valse il ruolo di protagonista nell'omonimo film prodotto da Pier Paolo Pasolini nel 1969. Una donna, la Callas, che si impegnò attivamente a rappresentare non solo le grandi figure femminili della mitologia e della tragedia greca ma anche la generazione di donne nuove all'emancipazione che si stavano affermando nella società a lei coeva. Le sue straordinarie doti di soprano e attrice, il successo artistico e il mito costruito attorno alla sua figura, le sono valsi l’appellativo di Divina. Naturalizzata italiana e cittadina statunitense, la Callas nel 1966 rinunciò al passaporto USA e prese la nazionalità greca affermando il proprio desiderio di ritorno alle origini.
Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou, questo il suo nome reale, ha continuato a far parlare di sé in chiave sempre positiva nonostante i numerosi rumors legati alla sua vita privata, dai grandi amori all'improvvisa e consistente perdita di peso a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta.
Numerosi sono i registi e gli scrittori che si sono dedicati alla rappresentazione, talvolta anche romanzata, della sua controversa biografia. Per citarne alcuni: Federico Fellini “ E la nave va” del 1983, “Callas Forever” di Zeffirelli del 2002, “Callas Assoluta” di Philippe Kohly del 2007.
scritto da Serena Savardi fonte Ansa